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Otto giorni contrassegnati da emozioni profonde per il gruppo di pellegrini, provenienti soprattutto dalle parrocchie di Mansuè – Basalghelle. Se il progetto iniziale era l'approdo in Terrasanta, terra dove si è incarnato ed è vissuto il Cristo, per il grave conflitto politico israeliano-palestinese si è optato per la Turchia, territorio in cui si è sviluppata la Chiesa grazie all'apporto importante dei primi apostoli.
L'impatto con la penisola anatolica, attraverso mezzi di trasferimento quali aereo, pullman e battello, ha permesso di assaporare le meraviglie geografiche di questa terra, caratterizzata dall'imponenza dei Monti Tauri che si sviluppano nella costa mediterranea, o dai rilievi di tufo della Cappadocia, vere e proprie piramidi in cui si sono insediati i cristiani dei primi secoli, cercando scampo alle persecuzioni e dove nella straordinaria bellezza del creato l'uomo si è integrato nella natura, innalzando in quel luogo benedetto delle chiese rupestri in cui spiccano affreschi di pregio che suscitano nel pellegrino un atteggiamento di meraviglia per la suggestione dei dipinti, ma soprattutto per il fascino della fede che aleggia in questi avvallamenti, anfratti e nelle guglie dei "Camini di Fata".
Se Istambul, l'antica Costantinopoli, ha colpito per essere situata tra due continenti, attraversata dallo stretto del Bosforo su cui si profilano palazzi, giardini e torri mozzafiato e per il suo immenso agglomerato urbano, dominato da moschee e numerosi sobborghi in cui spiccano donne in chador e i profumi delle spezie, tipici della cultura musulmana, ciò che ha profondamente colpito il gruppo dei pellegrini è stato poter calpestare quel suolo tanto caro all'Apostolo delle genti.
A Tarso, Antiochia e a Konya le testimonianze di alcune suore, solitarie e coraggiose custodi dei siti cristiani, completamente circondati dalla forte presenza musulmana, ha permesso a ciascuno di interrogarsi sulla propria fede e sull'essere parte integrante della Chiesa.
A contatto, durante anche una celebrazione eucaristica, con una piccolissima comunità di cristiani cattolici si è vissuto l'esperienza della fraternità e insieme, pur con lingue diverse, abbiamo sperimentato l'unità della preghiera e il grande dono della parola di Dio che gli Apostoli ci hanno trasmesso nel loro grande amore per Cristo, suggellato anche dall'inno all'amore di S Paolo, tratto dalla lettera ai Corinzi.
Come pellegrino lasciare la propria impronta sulle orme del SANTO significa allora appropriarsi nuovamente dell'identità di cristiano.
Mara Masetto
lightbox[turchia_2014]Pellegrinaggio in Turchia
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