Il Consiglio Parrocchiale per gli Affari Economici (= CPAE) trova la sua origine più immediata nella ecclesiologia che si è sviluppata in seguito al Concilio Vaticano II e cioè nella dimensione comunitaria e partecipativa di tutti i fedeli, presbiteri e laici, alla vita della Chiesa.
La Parola di Dio, l'esempio di Gesù e la tradizione apostolica e patristica, ci offrono continuamente uno stimolo ad assumere una giusta posizione spirituale e materiale nei confrontidei beni di questo mondo, se vogliamo vivere in coerenza con la fede che professiamo.
Occorre tener presente che non c'è un rapporto diretto tra l'efficacia dell'azione pastorale e i mezzi economici e le strutture utilizzate.
Per questo è necessario vigilare che l'efficienza economico-organizzativa non abbia mai da appannare il primato del messaggio, e quindi occorre essere disponibili a rinunciare ad eventuali privilegi, soprattutto quando questi possono diventare un ostacolo alla credibilità della Chiesa.
Il senso di responsabilità e di corresponsabilità nella gestione dei beni, come anche la chiarezza, ossia la trasparenza e la precisione e i modi con cui viene condotta la gestione, sono valori che non possono essere disattesi; la comunità ecclesiale è chiamata a riservare la debita attenzione e ad educare alla stima ditali valori.
Un ruolo molto importante va riconosciuto ai laici nel campo specifico del «servizio dei beni economici nella Chiesa».
I laici, infatti, oltre al dovere di acquistare una coscienza veramente ecclesiale che impegna a fare proprie le necessità della Chiesa, comprese quelle materiali, sono chiamati ad offrire la propria competenza ed esperienza all'amministrazione dei beni della comunità cristiana.